VENERDI' SANTO - Processione del Cristo Morto


La sera del Venerdì, all'imbrunire, comincia a sfilare per le vie di Civitavecchia il corteo che, illuminato da torce ed antichi lampioni, rappresenta la storia della Passione e Morte di Gesù. La sacra rappresentazione è costituita da statue lignee raffiguranti i Misteri Dolorosi del S. Rosario, portate a spalle da volontari incappucciati, che sono, nell'ordine: – Gesù che prega nell'orto degli uliviGesù legato alla colonna - Gesù Ecce HomoGesù che cade sotto la croce - Gesù crocifisso.
Tra una statua e l'altra sfilano, portati da bambine vestite di bianco, i cosiddetti Misteretti, che sono i simboli della Passione e Morte di Gesù come si rilevano dal racconto evengelico: il martello, i chiodi, il calice, la canna, i dadi, il gallo, la lancia, la corona di spine, ecc. La Veronica e rappresentata da una bambina che, per antica tradizione, è vestita da suora.

Il punto focale e particolarmente interessante e costituito dai PENITENTI. Partecipano infatti alla processione del Cristo Morto molti Incappucciati con pesanti catene legate ai piedi nudi ed alcuni portano sulle spalle una croce. Tale tradizione si tramanda in alcuni casi di padre in figlio e vede la partecipazione di intere famiglie e di persone di diversa estrazione e cultura.
Si ritiene che la partecipazione a questa forma di penitenza sia collegata alla richiesta di grazie. I Penitenti sotto il cappuccio mantengono l'anonimato.
Il corteo continua con il passaggio della statua, di antica fattura, del Cristo Morto, trasportata su un carro addobbato ed illuminato, dai Confratelli del Gonfalone in saio bianco e con il volto coperto. Il carro era un’antica lettiga usata per il trasporto degli ammalati, quando l'Arciconfraternita del Gonfalone, nel 1930, istituì la Misericordia, che attendeva all'assistenza degli infermi, anche a domicilio.
Vengono poi il Gruppo delle Tre Marie ai piedi della Croce e la statua della Madonna Addolorata che, per antica tradizione, viene portata a spalle dalle donne.
Alla Processione partecipano alcuni figuranti in costume da soldati romani, torciferi, tamburi e la Banda musicale. Tra le autorita c'e il Vescovo con il clero cittàdino, l'Amministrazione comunale rappresentata dal Sindaco e da alcuni Consiglieri che accompagnano il Gonfalone della città.

In effetti questa tradizione, una delle poche ancora celebrate, unisce tutta la cittadinanza anche con il contributo economico che ne consente appunto la realizzazione. Molti sono gli episodi legati alla Confraternita, alla processione del Cristo Morto, ai Penitenti incappucciati, alla Chiesa della Stella, a Piazza Leandra che potrebbero essere raccontati, ma uno, quello relativo al 1953, merita di essere ricordato perchè evidenzia l'amore dei Civitavecchiesi per questa antica e nobile tradizione.
Quel Venerdì Santo fu uno dei giorni più piovosi dell’anno, tuttavia in Piazza Leandra, come al solito, c'era il fermento di tutti i Venerdì di Pasqua. Pioveva e più le ore passavano più la pioggia scendeva, a momenti anche impetuosa.
Nel pomeriggio era tutto pronto per la Processione; ogni tanto si avvicinava alla Sacrestia della Chiesa della Stella qualcuno che dava le previsioni del tempo, le più diverse, ma un fatto restava immutato: pioveva! Intanto si avvicinava l'ora della Processione e tra i Fratelli del Gonfalone incominciò a farsi serio il dilemma se farla uscire o no.
Il problema principale, ma non il solo, era quello delle statue che allora erano di cartapesta e con l'acqua si sarebbero ulteriormente ed irrimediabilmente rovinate. L'opinione dominante era quella di non fare la processione, non mancava però chi era del parere opposto.
Alle 20 il popolo gremiva Piazza Leandra, i musicanti già accordavano gli strumenti, tutti sembravano incoraggiati da una momentanea interruzione della pioggia. Tutto era pronto per iniziare il corteo, quand'ecco di nuovo la pioggia.
Tra scrosci e pause, i Confratelli decisero di non fare la processione. La notizia girò per la Piazza, che lentamente rimase quasi deserta tra la delusione dei Civitavecchiesi, compresi i Penitenti ed i Confratelli che avevano preparato tutto con grande impegno e sacrificio.
Verso le 23 finalmente smise di piovere, il vento girò a tramontana, quasi d'incanto Piazza Leandra si ripopolò ed in fretta e furia furono fatti uscire i Misteri. Man mano che questi sfilavano, lungo il percorso, si unì altra gente. La stessa Banda musicale si compose al completo, i penitenti che non fecero in tempo a raggiungere Piazza Leandra si accodarono scalzi e ricoperti di tuniche improvvisate. La gente scese in strada e fece ala al corteo. Tutti pregavano!
Anche quell'anno la tradizione era salva! Bisogna insomma concludere che la processione del Cristo Morto è storia, fede, colore, vita, tradizione, partecipazione ... E' Civitavecchia!

- Testo a cura di Giovanni D. De Paolis (Priore Arciconfraternita del Gonfalone di Civitavecchia), tratto da "Immagini di Civitavecchia" edito dalla Associazione Archeologica Centumcellae.
- Foto tratte dal web.